“Tracks II: The Lost Albums” è il monumentale cofanetto del Boss in uscita il prossimo 27 giugno, contenente ben sette dischi “dimenticati”. Nel frattempo è in lavorazione il film biografico “Deliver Me from Nowhere”, il tutto è anticipato dal singolo “Rain In The River”.

Auto celebrazione o megalomania? Negli ultimi anni si è parlato tanto di Bruce Springsteen, non per nuove uscite discografiche ma per aspetti inediti che sono usciti da progetti e tour che sembravano guardare al suo passato.

Bruce oggi, a 75 anni compiuti si sente in dovere di trarre bilanci, oltre al volersi rappresentare in modo sincero smitizzando la sua stessa immagine di “intoccabile” progressista della working class e immergendosi nelle sue passioni musicali giovanili, anche inaspettate.

Già nello spettacolo teatrale “Springsteen on Broadway” (2017), il Boss è uscito dai suoi schemi prendendosi in giro parecchio, dandoci un punto di vista inedito su cosa significhi essere un personaggio così connotato e rispettato ma dal quale ci si aspettano sempre comportamenti virtuosi e “politicamente corretti”.

Bruce fa invece ovviamente un po’ quello che “sente”, a cominciare, musicalmente, dall’omaggio al soul anni ’60 nel disco “Only the strong survive” (2022) ed ora con il monumentale progetto “Tracks II: The Lost Albums”, cofanetto che vedrà la luce in estate con 83 brani racchiusi in sette album “perduti”, collocabili tra il 1983 e il 2018, di cui abbiamo già succose anteprime.

Si comincia con il nuovo singolo “Rain In The River”, che proviene dall’album mai realizzato “Perfect World”, con echi gospel e l’inconfondibile energia da stadio tipica della E Street Band.

Ci sono i brani delle ‘LA Garage Sessions ’83’, tenutesi dopo il disco intimo e casalingo “Nebraska” (1982) e prima del trionfo commerciale di “Born in the SA” (1985), di cui conosciamo già, ad esempio, “My hometown”, struggente racconto dell’idea (o la necessità) di abbandonare la sua città natale nonostante l’inevitabile nostalgia.

“Johnny Bye Bye”, già lato B della celeberrima “I’m on Fire”, ci parla dell”ascesa di Elvis Presley e il suo tragico declino, descrivendo la partenza da Tupelo (Mississippi) e il successo a Memphis, seguita dal triste epilogo a Graceland, prima della morte.

“County Fair” è uno spaccato di una festa di provincia , mentre “Shut Out The Light” racconta il ritorno di un reduce dal Vietnam, concludendosi con una scena che è a tutti gli effetti una citazione del film “Il cacciatore” di Michael Cimino con Robert De Niro e Meryl Streep.

Dalle sessioni dell’album mai uscito “Somewhere North Of Nashville” conosciamo già due brani dal carattere motivazionale come “Janey Don’t You Lose Heart” e “Stand On It”, mentre il romaticismo prevale in “You’re Gonna Miss Me When I’m Gone”.

Dalle “Streets of Philadelphia Sessions” dove usciranno, pare, anche brani di impronta hip hop che Bruce non ha avuto il coraggio di fare uscire all’epoca, fa parte la già nota “Secret Garden”, un indagine sull’universo femminile e dei segreti che ha in sé, quello spazio imperscrutabile, che sfugge a qualsiasi uomo, anche a quello più attento e innamorato.

In coda all’operazione discografica uscirà anche “Deliver Me from Nowhere”, film diretto da Scott Cooper che racconta la realizzazione dell’album “Nebraska” (1982), uno dei più oscuri e profondi del musicista e uno dei più amati dai fan; ad interpretare il Boss è Jeremy Allen White, nei panni di uno Springsteen trentenne.

Questo 2025 è quindi una sorta di “anno rivelatorio” per il Boss che vuole raccontarsi in tutti i suoi aspetti, anche quelli meno noti e consueti, che sia megalomania o bisogno di condividere se stesso nel profondo sarà il pubblico a deciderlo.

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 Fabio Alberti