Piazza strapiena. Come ogni anno. Un concerto di grande portata. Melpignano esplode in musica.
Le luci si accendono e partono le prime note da un pianoforte a coda. Raphael Gualazzi, maestro concertatore dell’edizione di quest’anno, colpisce subito: discreto, rispettoso della ‘popolarità’ di un genere fin troppo contaminato e stravolto, accompagna e dirige l’orchestra quasi ‘al servizio’ della musica salentina. Protagonista in sordina, dietro ogni battuta si sente la sua presenza ricercata, distinta ma mai invadente. I suoi tocchi abbelliscono, donano alla pizzica la dissonanza giusta a renderla nazionale ed internazionale. Ma non la cambiano. Non le tolgono il gusto della tradizione. Mai. Incursioni di piano si canticchiano come controcanti alle voci in centro palco. Sferzate di tromba incastonate agli stornelli, tagli di sax dai toni caldi e la resa è un successo.
La piazza degli Agostiniani si immerge in un clima da Cotton Club, mentre i tamburelli sul palco e sotto il palco, riportano alla realtà. Rivisitazioni composte, senza sbavature né eccessi, in scorci di musica nostalgica, di gusto e gran classe. Tra le ventate mediterranee di mandolini dolcissimi ed i richiami all’America degli anni Trenta, ci si immerge in una delle più belle mescolanze di genere, mentre i tasti del pianoforte battono il tempo morbidamente, amalgamandosi con garbo, senza strafare, senza forzare, senza mettere in ombra la ‘nostra’ musica.
Di questo la pizzica aveva bisogno: di essere ricondotta nei suoi confini, guidata di nuovo nella sua veracità musicale, nella sua schiettezza. Di essere aiutata a ritornare a casa, impreziosita, arricchita dopo essere passata tra nuovi pentagrammi, ma senza mai aver perso le sue note. Quelle che l’hanno vista nascere e che stasera le hanno reso, di nuovo, splendore. Tra nuovi accordi e tempi antichi, tra duetti da pelle d’oca e voci sublimi, tra vecchi ritornelli e modernità. Stanotte la pizzica è tornata felice. Grazie, Maestro.
Nelle foto, frame tratti dalla diretta Rai
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