Rita Grassi al debutto con Monologhi

“Credo che portare in scena i monologhi al femminile, sia un naturale istinto di ricerca per un’attrice.”


Il 29 aprile 2018 alle ore 17:00 l’attrice Rita Grassi debutterà nello spettacolo dal titolo MONOLOGHI tratto dal libro MONOLOGHI dell’autore Fabrizio Romagnoli e noi della testata iltitolo.it ci siamo incuriositi e abbiamo voluto intervistarla. Fra le tante cose, oltre all’unicità dello spettacolo, ha destato la nostra attenzione la scelta della location: il prestigioso Hotel Barberini nel centro di Roma e precisamente in Via Rasella 3.

 

Una prova d’attrice, sola in scena con monologhi e musica. Che cosa l’ha portata a creare uno spettacolo di questo genere?

Credo che portare in scena i monologhi al femminile, sia un naturale istinto di ricerca per un’attrice. Lavorare su se stesse,confrontarsi con l’universo femminile e tentare di interpretarlo, penso sia il sogno di tutte le attrici. Personalmente, vivo questo spettacolo, anche come una sfida, un confronto diretto con le mie emozioni, con il testo, con il teatro e con il pubblico.

 

Come mai ha pensato di rappresentare lo spettacolo in un posto così particolare, di per sé interessante da vedere e di sicura attrazione per il pubblico?

Ho sempre lavorato in spazi alternativi, locali, luoghi di ritrovo e di cultura, dove gli attori, riescono ad interagire direttamente con il pubblico. L’Hotel Barberini, ha la stessa direzione artistica di Palazzo Barberini, quindi un luogo prestigioso e allo stesso tempo elegante ed accogliente. Mi piace portare il teatro dove gli attori e gli autori, possano ricevere il rispetto e le attenzioni che meritano,  per un rapporto indubbiamente molto diretto con il pubblico.

 

Pensa di portare MONOLOGHI anche nei teatri?

Certamente si, lo desidero fortemente e spero anche di riuscire a coinvolgere  altri artisti in questo spettacolo. Musicisti. Vorrei metterlo in scena con diversi musicisti e portarlo in molti  teatri italiani. Musica e recitazione sono perfette come armonia creativa.

 

Fare teatro in questo periodo è molto rischioso, la gente sembra preferire la tv… Rita Grassi ancora crede nel teatro? Chi è Rita Grassi e che necessità ha di fare teatro?

Io credo solo nel Teatro, per me il teatro ha sempre avuto un significato assoluto ed ossessivo. Ho studiato con grandi Maestri, come Enzo Garinei, ed ho vissuto, da sempre, questa passione, come una fede quasi maniacale. Sono anche una coreografa ed amo fare ricerca teatrale. Credo che il teatro sia una vera medicina per tutti. Non amo la televisione e la vedo poco. La danza ed il teatro ci rendono liberi da ogni forma di banale arroganza ed io credo solo in questo messaggio. Fare teatro non penso affatto sia rischioso, fare teatro credo sia sempre e soltanto un diritto di tutti. Il teatro ha un potere terapeutico e sociale. Rischioso non fare teatro, non studiare teatro e non andare a teatro.

 

Ed ora la nostra domanda di rito: perché la gente dovrebbe venire a vedere questo spettacolo?

I testi sono bellissimi, l’autore, Fabrizio Romagnoli, descrive la vita, il quotidiano e tutti i comuni conflitti umani, con estrema ironia e follia. Credo che la gente dovrebbe venire a vedere questo spettacolo, per conoscere un nuovo autore, per provare nuove emozioni e per sorridere. Il teatro vive di testi, emozioni, scambio di energie pure. In questo spettacolo, vivono grandi e nuove energie ed il pubblico potrebbe riceverne amore.

 

Ovviamente abbiamo anche riservato qualche domanda all’autore del libro MONOLOGHI da cui l’attrice Rita Grassi ha tratto lo spettacolo. Fabrizio Romagnoli è una nostra vecchia conoscenza e lo seguiamo da tempo ma le domande sembrano non finire mai. Poliedrico, instancabile, generoso… Perché questo libro?

Innanzitutto, grazie per questa bella intervista in occasione del debutto dello spettacolo MONOLOGHI tratto dal mio libro di monologhi, è per me un vero onore, grazie! Sono molto felice che l’attrice Rita Grassi si sia innamorata della mia drammaturgia e che voglia portare in scena i miei monologhi. Lei è molto brava e portarli in scena è un’impresa veramente difficile, Rita può farlo perché ha capito l’essenza dei monologhi: tante sfacettatre della vita che insieme ritraggono l’essere umano. Sono tutti diversi, emozioni differenti, una vera impresa: brava! Scusatemi ma dovevo dirlo… Allora, per rispondere a questa domanda preferirei fare copia/incolla delle righe che ho scritto come introduzione al libro, trovo che sia la risposta perfetta! ” Molti attori e attrici, spesso anche gli allievi che ancora frequentano le scuole di recitazione, mi chiedono quale monologo portare ad un provino o quale monologo poter studiare per tenersi in allenamento nei periodi in cui non lavorano. Dopo anni di insegnamento e reduce dalla pubblicazione dei miei due libri di atti unici, mi sono chiesto se un attore giovane ai primi provini di teatro o di cinema o, addirittura, un allievo attore, potesse portare ad un’audizione un monologo di Shakespeare, Goldoni, Feydeau oppure un monologo tratto da una tragedia greca… Ovviamente, la mia risposta è no! No, perché sarebbe molto difficile essere naturali, spontanei e quotidiani con un linguaggio così pesante e che richiede l’uso di una tecnica spesso ai giovani ancora sconosciuta o inculcata a forza dagli insegnanti e, quindi, non gestibile perché ancora non metabolizzata. Basta sentirsi dire che siamo teatrali o stucchevoli o leziosi ad un provino, anche basta! Essere naturali mentre si recita è molto, ma molto difficile e si deve studiare talmente tanto che alla fine si diventa naturali ma se si è aiutati da un linguaggio più quotidiano, alla portata di tutti, il linguaggio parlato nella vita reale, allora il processo può risultare un po’ più facile. Quando qualcuno di “quelli che decidono” si esprimono dicendo: “Guarda, ecco, devi recitare come se non facessi niente, naturale, spontaneo… ecco, fai te stesso!” E magari stai facendo il provino per un killer… Ecco quello è il momento in cui dobbiamo capire che chi è davanti a noi di recitazione non ne sa proprio niente o quasi, dato che la parola recitazione implica che si stia recitando qualcosa che non siamo noi e l’unica ancora di salvezza per non essere denunciati per aver picchiato l’eventuale interlocutore è quello di non arrivare a farselo dire presentandosi con testi che narrino la vita quotidiana e scritti con un linguaggio il più possibile vicino alla lingua parlata. Dopo tanti traumi subiti in prima persona, questo era il mio scopo: poter aiutare me stesso e i miei colleghi con del materiale adatto a sostenere eventuali provini ma anche utile per studiare e mantenersi reattivi in attesa del prossimo casting. Spero di esserci riuscito. Buono studio e… in bocca al lupo a tutti noi!”

 

Progetti futuri?

Ho appena portato in scena a Palermo il musical Andersen’s Solitude – La solitudine di Andersen con sette bravissimi performer e prodotto da La Piazza Degli Artisti. Il copione e le liriche delle canzoni le ho scritte io mentre le musiche sono del compositore Claudio Santomauro. Sono felice per che è andata bene ed è stato accolto dal pubblico con molto calore ed entusiasmo. Inoltre, come attore, sto ultimando le riprese del film Sulle mie spalle del regista ed autore Antonello Belluco, un bellissimo film storico a cavallo delle due guerre mondiali per narrare la storia di San Leopoldo. Poi, ci sono tanti workshop di recitazione ed interpretazione canora da fare in giro per l’Italia e a giugno sarò come giurato e come insegnante con i miei workshop ad un importantissimo festival internazionale di cinema, recitazione e canto, di cui ancora non posso svelare il nome per motivi contrattuali.

 

Grazie Rita Grassi e grazie Fabrizio Romagnoli per avere risposto così generosamente alle nostre domande. In bocca al lupo per lo spettacolo e ci vediamo all’ Hotel Barberini il 29 aprile alle ore 17:00.

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