Quando un graffito si può considerare arte

Sempre più diffusi ma a volte confusi tra opere d’arte e semplici scarabocchi.


Nasce da lontano il fenomeno dei graffiti. Dalle lontane caverne, la rappresentazione grafica è cresciuta nell’uomo come la stessa evoluzione. In archeologia, hanno ricoperto una grande importanza storica, testimonianze di aspetti sociali dal paleolitico ai giorni nostri. Girando per le varie città, però salta all’occhio una netta distinzione tra una rappresentazione artistica e uno scarabocchio. Gran parte, questi ultimi, sono ovunque. Parlando di Bologna, sono poche le colonne dei portici che si salvano da tale sfregio.

L’arte è tale se suscita emozioni, negative o positive e tali sgorbi, non rappresentano altro che il senso di deturpazione urbana. Come fermare tale fenomeno? E’ vero anche che raccontare la nostra storia è intrinseca nel nostro dna ma conciliare entrambe le cose potrebbero venire da una semplice soluzione, rendere i graffitari partecipi offrendo come tavolozze le serrande dei negozi, dando agli stessi esercenti, la possibilità di eventuali sgravi fiscali qualora aderissero a questa nuova iniziativa che ha un solo scopo, rendere una città meno sporca ma ben più attraente. A tale proposito abbiamo voluto conoscere il pensiero del consigliere comunale Marco Lisei, ponendo delle domande.

Consigliere Lisei, Bologna da sempre è una città ad attrazione turistica, quanto un tale fenomeno è denigrante in termini di visibilità?

Bologna ha certamente in vocazione turistica, purtroppo mai espressa nella sua interezza proprio a causa di comportamenti odiosi che non consentono alla città di sviluppare tutto il suo potenziale.

Spesso le bellezze architettoniche sono deturpate da tali scritte, quanto pesa tale fenomeno sul portafoglio dei cittadini?

Pesa molto, non solo in termini di pulizia delle scritte, spesso a carico dei proprietari degli immobili, ma anche in termini di mancati introiti legati a meno presenze turistiche.

Vi sono quartieri meno colpiti o la situazione è similare in ogni luogo di Bologna?

Il fenomeno è diffuso in tutta la città, certamente però il centro storico ed in particolare la zona universitaria sono i più colpiti. Peccato perché sono il primo biglietto da visita di Bologna.

Quali sono le misure prese in passato dal comune per arginare tale fenomeno?

Poche e nessuna. Poche indagini, poca attività per coprire le scritte. Anzi a volte vengono finanziate attività per compiere graffiti che a mio avviso legittimano una cultura che vuole ricondurre tali scritte a forme di arte.

Che cosa rischia oggi chi è colto sul fatto a deturpare un muro o qualsiasi altra superficie?

Poco o nulla. I reati previsti hanno pena esigue e spesso cadono in prescrizione per via delle indagini troppo lunghe o in altri casi ci sono state assoluzioni perché i magistrati hanno ritenuto arte le condotte.

Ha mai pagato qualcuno?  Vi è un servizio di sorveglianza anche telematica su eventuali deturpazioni?

Non mi risulta abbia mai pagato nessuno. La sorveglianza non esiste, le poche telecamere presenti in città o non funzionano o sono di scarsa qualità.

Incoraggiare gli esercenti a fare uso dei graffitari nel decorare le proprie attività, usufruendo di uno sgravio fiscale sulle tasse comunali, può essere una possibile soluzione al problema e rendere contenti tutti?

Sarebbe una buona idea, più volte suggerita ma mai accolta.

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