L’emotion dripping di Andrea Giusti

‘Il pennello non tocca quasi mai la superficie della tela, resta al di sopra di essa e lascia gocciolare il colore e permette di essere più liberi”.


In questi giorni mi è capitato piacevolmente di osservare le opere del massese Andrea Giusti e ho subito percepito la sua grande emotività. Per lui è stato un approccio al mondo dell’arte recente, ma che fin da subito ha riscosso curiosità ed interesse tra gli addetti ai lavori. Dal 2013 ha già esposto in personali e collettive in varie gallerie in Toscana, in Veneto e persino in Svizzera, partecipando con successo a premi di Arte. Io ho avuto la possibilità di poterlo contattare e fargli alcune domande:

Andrea, come è nata la tua passione per l’arte?

Mi sono avvicinato alla pittura di recente circa nel 2011 e completamente da autodidatta. Infatti ho iniziato a dipingere quasi per gioco e curiosità, poi sono stato rapito da questo magnifico mondo, e ho provato a dipingere. Successivamente piano piano, mi sono reso conto che non potevo dipingere tutto quello che avevo dentro con un semplice pennellino, seduto su di una sedia davanti ad un cavalletto. Infatti, quando le mie emozioni arrivano si facevano sentire, e si sprigionava un tale tumulto dentro di me che desiderava soltanto uscire. Le mie emozioni non danno tempo alla ragione di aspettare, sono impazienti, irrefrenabili, quasi come se dovessi riversare tutto sulla tela o su un foglio, è per questo che per dipingere uso tutto il mio corpo, qualsiasi cosa che mi dia la possibilità di farle uscire il più velocemente possibile, quindi in piedi, pennelli grandi, spatole, mani, ecc… soltanto dopo aver sfogato il mio primo istante di raptus creativo inizio a ritrovare pian piano la lucidità e la calma interiore.

Ed a quel punto mi soffermo con più rilassatezza nei particolari, accarezzo piano la tela che prima l’ho devastata con i miei gesti violenti a volte quasi rabbiosi, godendo piano piano fino in fondo di questo momento, restando ancora un pò con lei vivendo ancora questo nostro intimo momento che nessuno può capire e ci può rubare, io e lei, come quando hai finito di fare l’amore e ti senti in un mondo più felice, stanco ma sorridente. Poi piano piano mi allontano senza togliere lo sguardo da “Lei”, la tela, le sussurro: “si, mi sono allontanato ma sono ancora qui non temere, volevo solo guardarti da lontano come sei venuta”. Non ha vergogna di me la mia tela è come la mia donna, abbiamo appena fatto l’amore, sei così bella, sei piena di luce, hai dei bei colori accesi pieni di vita, oppure sei triste con dei colori scuri, comunque bella, sei e sarai per sempre mia, non importa chi ti porterà via da me, ma sarai sempre nel mio cuore, chi ti porterà con se avrà anche una parte di me, si sarà portato via anche una mia emozione, un mio tormento, una mia tristezza, o una mia meravigliosa euforia.

Il tuo genere pittorico “emotion dripping”, incuriosisce, ce ne puoi parlare?

I miei primi lavori, rimandano all’America degli anni ’40 quando nasce l’Espressionismo astratto, in particolare all’esplosione artistica dell’Action painting, un’arte vissuta dall’artista come luogo di esistenza dove convoglia le proprie energie e le proprie emozioni nell’atto stesso del dipingere. Action Painting, o “danza frenetica” del pittore intorno al quadro, o piuttosto nel quadro che non è montato in tensione sul cavalletto, ma disteso al suolo. Si utilizzano i pennelli più come bastoni che come veri pennelli. Il pennello non tocca quasi mai la superficie della tela, resta al di sopra di essa e lascia gocciolare il colore e permette di essere più liberi, di avere maggiore libertà di movimento intorno alla tela, di essere a proprio agio”. Padre di questa tecnica è stato Jackson Pollock.

I miei lavori oggi come allora sono realizzati sempre di getto anche se non utilizzo più la tecnica Action Painting e la tela adesso è su cavalletto e non più a terra, difficilmente riesco a decidere il risultato finale… La mia pittura è istintiva ed immediata, deriva soltanto dalle mie più profonde emozioni, da uno stato d’animo interiore che vivo in quel preciso momento, e questo momento è unico e irripetibile… Le mie mani sono soltanto uno strumento e traducono le emozioni in pittura. Dipingere di getto è un’azione automatica dell’inconscio, un lasciarsi completamente andare dando libero sfogo alle emozioni, agli stati d’animo del momento, a tutte le sensazioni più nascoste e profonde passando da attimi di pura euforia, sorpresa ed intensa gioia a istanti bui, tristi o di rabbia.

Come vedi il mondo dell’arte attuale in Italia e ci sono mai stati per te degli artisti da seguire?

Dal mio modestissimo punto di vista, da pittore in erba, il mondo dell’arte in Italia attualmente si sta riducendo ad una questione di puro marketing. È business, alla stregua di qualsiasi altra forma commerciale e artigianale, e i piccoli artisti come me, i cosiddetti emergenti che tali a volte rimangono a vita come gli esodati, per la frenesia di farsi notare, partecipano a mostre di ogni genere, a concorsi, ecc.. che serviranno a riempire le tasche di chi dietro le quinte muove i fili di questo grande spettacolo, cioè galleristi, critici, e via di seguito. Non credo che ci siano più gallerie, esperti d’arte, curatori, critici che vadano alla ricerca di nuovi talenti, e siano pronti a tentare di investire su di essi. Di conseguenza l’emergente stesso per potersi sostenere è costretto a vendersi alla legge del mercato realizzando opere che siano vendibili, cioè semplici opere di arredamento, ma questa non è più arte.

Ecco perché ho deciso di partecipare meno possibile, anzi spero di non partecipare più a manifestazioni varie, o mostre collettive ecc… dove l’imperativo esclusivo sia “il ricavare più soldi possibili dagli artisti partecipanti”. A questo proposito poco tempo fa infatti scrissi una cosa che mi riguarda come riguarda anche altri artisti emergenti come me. “Noi siamo concime per l’arte, serviamo a foraggiare chi poi investe in arte dal sicuro profitto”. Ma noi, come diceva il grande De André, noi siamo il concime, o letame dell’arte ed è dal letame che nascono i fiori, se fossimo tutti dei diamanti non nascerebbe nessun fiore. In Italia, ci sono molti grandi artisti, ma gli artisti che amo di più e che seguo perché li sento vicini al mio modo di lavorare, ne cito alcuni sono: Emilio Vedova, Afro Basaldella, Giorgio Celiberti, Mario Schifano e altri. Mentre l’epoca e gli artisti in assoluto che seguo di più fanno parte degli artisti Americani degli anni 50, del gruppo dei cosiddetti irascibili e non, quali jackson Pollock, Franz Jozef Kline, Willem de Kooning, Cy Twombly, ecc.. nonché il più recente e da me molto amato Jean-Michel Basquiat  

Attualmente stai lavorando a qualche progetto e quali sono, se ci sono i tuoi prossimi eventi?

Attualmente sto dipingendo su diversi supporti e di diverse dimensioni oltre che su tela. Di fatto sto disegnando su carta, cartoncino, legno, su ante su portoncini ecc.. sto seguendo un modo di dipingere che potrei considerare alla Basquiat perché mi permette di poter inserire nel disegno frasi che in quel momento sento dentro, poesie, altra mia passione, date da ricordare ecc…Mi piacerebbe nel prossimo futuro realizzare una mia mostra personale, in una location particolare, pensavo tipo un vecchio capannone riadattato per l’occasione, mettendo insieme, tutti i fogli e fogliettini, cartoncini spillati in grandi pannelli bianchi, porte e ante di finestre dipinte e ovviamente altre opere su legno, su tela libera e su tela intelaiata.

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