Lecce, città d’arte o patrimonio Unesco?

Dopo l’ultimo intervento di Vittorio Sgarbi al Balsamico Village di Carpi, al quale abbiamo partecipato come redazione con la nostra consueta diretta live, urge una riflessione su una questione che è in ballo da tempo, sempre al seguito delle parole del critico d’arte.


Ci sono delle perfezioni già compiute e non vi è nulla da aggiungere, tutto può essere perfetto, a Lecce siamo al confine di un’arte nuova e pochi segmenti sono cresciuti negli ultimi anni, tra cui quello dei prodotti enogastronomici.

 

Il bene immateriale produce meraviglie come la natura, con una nuova consapevolezza attraverso la dimensione creativa che continua con il lavoro degli artisti. Partiamo da una premessa: su alcuni punti ci dissociamo come redazione dal linguaggio colorito che Sgarbi ha usato nei confronti dell’Unesco, definendola un’organizzazione schifosa, seppur utile nella propaganda sui beni immateriali.

 

Il focus di questo nostro pensiero è incentrato sul capoluogo salentino, ovvero quella Lecce, dai più definita come l’Atene della Puglia, o la Firenze del Sud.

Come mai la città più bella e monumentale del Sud Italia, ancora trova un difficile riscontro nell’essere inserita come patrimonio mondiale nella lista dell’Unesco? Il cultural heritage è stato più volte commisurato dalla straordinaria bellezza della sua natura e della sua luce, oltre che dal meraviglioso incanto che il barocco riesce a trasmettere. Il Duomo, il Castello Carlo Quinto, Palazzo Adorno, La Basilica di Santa Croce, L’Anfiteatro Romano dominato dal suo Sedile perfetto nell’immensa Piazza Sant’Oronzo, sono solo alcune delle straordinarie perle che rendono orgoglioso ogni salentino.

 

Se c’è un plauso che deve essere fatto a Sgarbi, è stato quello di aver sempre considerato Lecce come una delle più belle città del Meridione, ed averne più volte rivendicato i meriti culturali e architettonici. Una volta sfumata la sua candidatura, a favore di Matera, come capitale europea della cultura 2019, ci si domanda il perché un’organizzazione internazionale come l’Unesco non prenda in seria considerazione di inserirla nella sua lista come patrimonio culturale, ma soprattutto globale.

 

E’ proprio strettamente necessario dover costruire un articolato (e probabilmente costoso) dossier pieno di increspature burocratiche, affinché venga presa in considerazione?

La sua grande bellezza naturale non basta da sola a far parlare di sé? Tante idee possono fare la differenza, ma quello che occorre è la volontà ferma e decisa di “crederci” prima di tutto, perché solo così Lecce sarà considerata la porta del passato, del presente e del futuro per i popoli del Mediterraneo e tutto quello che riguarda la cultura intesa nella sua più ampia accezione.

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