Le macerie dell’anima e della Storia in “Broken”

Al 19esimo Festival del Cinema Europeo di Lecce, il poliedrico attore e regista albanese, Edmond Budina, ha presentato in anteprima nazionale la sua ultima fatica.


Nel caldo pomeriggio di mercoledì 9 Aprile, ho avuto l’opportunità (direi privilegio) di poter intrattenere una conversazione scevra di formalismi da conferenza stampa, con l’immenso e tenace autore, e il suo coraggioso produttore Paolo Spina. L’occasione si è presentata con la presentazione del suo ultimo lavoro, “Broken”.  Già in passato, Budina ha presentato il suo film più famoso al festival, “Lettere al vento”, creando un forte apprezzamento tra il pubblico e gli addetti ai lavori.

 

La chiave di volta della sua ultima pellicola, è la descrizione di un conflitto, quello tra un padre e figlio, nell’Albania contemporanea, tutta presa tra una forte e visibile voglia di crescita, e dall’altra, una decadenza senza fine che ancora domina incontrastata. Nelle macerie di questa realtà, incatenata in un assioma drammaturgico, si muovono tra il conflitto di Edipo e quello di Telemaco, padre (Jani) e figlio (Andi), i cui ruoli sono fortemente interscambiabili.

 

Persona dall’infinita umanità, Edmond mi ha comunicato con tutto il suo entusiasmo le difficoltà che ha incontrato nella realizzazione del suo ultimo film: dalla velata e potenziale intuizione stilistica (girare la pellicola “filtrata” attraverso le sbarre), al rapporto rilassato e rispettoso con la troupe, fondamentale non solo per la riuscita del prodotto finale, ma anche per l’empatia instaurata tra le due componenti.

 

E’ qui che emerge con potenza tutta la sua umanità. La sua connotazione di “regista operaio” è fondamentale quando si parla della tutela dei diritti dei lavoratori, non come fanno i radical chic a parole, i cosiddetti figli di papà, che pontificano su quello che non conoscono, senza “sporcarsi” realmente le mani, e vivere le sofferenze e i travagli di chi non ha avuto le stesse fortune.

 

La sua formazione come drammaturgo è risultata fondamentale nel momento in cui in “Broken”, ha dovuto far emergere questo contrasto per sottrazione: la vera prigione talvolta non è solo fuori dalle canoniche quattro mura, ma ha un significato diverso e paradossalmente più esteso. Il protagonista si muove tra le mutazioni della storia; nel ritorno alla vita non c’è più quello che lui si aspetta, ma si assiste al traumatico e progressivo sgretolarsi di ogni certezza, soprattutto per quel che riguarda le radici genitoriali.

 

E’ un racconto sul tradimento e l’ingratitudine, di coloro che dovrebbero essere vicini al protagonista e tutelarlo, ma per cambi di rotta o di scenario (in questo caso la politica), se li ritrova nemici. Paolo invece ha sottolineato con grande pragmatismo e spirito dinamico, le difficoltà riscontrate a lavorare sul territorio italiano, ma al tempo stesso l’entusiasmo nell’interfacciarsi con le coproduzioni europee, battendo territori più audaci e autenticamente sperimentali.

 

In serata, il regista e il produttore hanno incontrato insieme all’altra produttrice, Adele Budina, il pubblico di Lecce nella sala 2 del Multisala Massimo, alla presenza del Direttore Artistico del Festival, Alberto La Monica, il Presidente di Apulia Film Commission, Maurizio Sciarra, la Direttrice dell’Archivio Centrale del Film Albanese, Iris Elezi, l’Ambasciatrice della Repubblica d’Albania in Italia, Anila Bitri, e il critico cinematografico Massimo Causo.

 

Una volta presa la parola, Edmond ha affermato: “Voglio ringraziarvi tutti, Alberto, il Festival del Cinema Europeo, anche i presenti che sono quà, rappresentanti delle istituzioni, sono contento di partecipare a questo festival per la seconda volta. Vedo che a crescere non è soltanto la manifestazione, ma anche il rapporto tra Italia e Albania, in particolare quello tra la Puglia e il mio paese, e questo mi fa enormemente piacere. Questa è casa mia, anche se siamo a 70 km da Tirana, mi sento così nel modo in cui reagiamo, nel modo in cui pensiamo, nel modo come noi mangiamo e nel modo come facciamo tutte le cose. Questo ha senso e vi ringrazio tantissimo, e sono fiero e contento di essere qua. Questo film nasce da una realtà albanese che io vedo ogni giorno, anche se vivo in Italia, vivo anche in Albania, e questa dura realtà, questo liberismo sfrenato per il quale io ho combattuto per far venire questa democrazia, adesso le differenze sociali in Albania sono enormi, cioè i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Mi dispiace dirlo, ma la corruzione è molto forte nel mio paese, e vedo poche opere, sia cinematografiche, ma anche artistiche. Io ho preso l’impegno con me stesso, sapevo di non poter fare chissà che cosa, ma nel mio piccolo ho cercato di alzare la voce contro queste cose brutte della vita dell’Albania, e in questo senso mi è venuto di raccontare questa storia, e poi anche il rapporto umano che si va progressivamente perdendo, ad esempio i figli non guardano più in faccia i genitori, basta che si arricchiscono e pensano solo al loro egoismo. Questo è stato lo spunto principale che mi ha fatto scrivere la sceneggiatura”.

 

Adele Budina: “Il film è una coproduzione Albania, Italia e Macedonia, anche dal punto di vista umano abbiamo collaborato in modo molto bello ed efficiente. Il progetto è stato prima approvato prima in Albania, poi in Italia e successivamente dalla Macedonia”.

 

Paolo Spina: “E’ sempre piacevole ed interessante fare queste coproduzioni, è divertente ed interessante vedere come interagiscono le troupe dei diversi paesi. Normalmente la mia società fa coproduzioni con l’estero, in particolare con i paesi dell’est, ed è stato stimolante lavorare con ragazzi italiani, albanesi e macedoni, grazie anche al fondo ministeriale del Mibact, che ha dato un aiuto concreto alla produzione. Vorrei ringraziare Alberto e Luigi, e voglio ricordare anche la loro madre, che ho conosciuto negli anni precedenti, al quale questo festival deve sicuramente molto. Il Festival ha più o meno l’età della mia società e ci siamo passati un sacco di film in questi 18 anni. E’ sempre piacevole venire in questa terra splendida. Questo trentennio di liberismo selvaggio, ha portato il capitalismo con una democrazia illusoria, e la pellicola ha quelle zampate di fantasia, che con poche pennellate riesce a dipingere i drammi di questi popoli che si assomigliano. Questa è una loro lotta contro l’oligarchia mondiale che controlla tutti.”.

 

Qualcuno ha definito la conferenza stampa tra le più belle da molti anni a questa parte, e ha ragione, perché la sincerità e l’amore per la verità vengono fuori con incredibile onestà intellettuale, insieme alla voglia di avere personalità e testimonianze forti come quella di Edmond nel panorama mondiale dell’audiovisivo. Nell’attesa di un suo nuovo ritorno nella mia città, continuiamo a celebrare questo gemellaggio tra l’Italia e l’Albania con l’amore per la settima arte.

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