Italia e un malessere persistente

Cambiano le guide del paese ma spesso il malumore generalizzato resta e trova sempre più sfogo sul web.


Non passa giorno che la rete diventi l’unico confessionale di un malessere generalizzato e diffuso in tutta la nazione. Viviamo in democrazia e l’avvicendamento della politica alla guida del paese dovrebbe portare una ventata di aria nuova. Ciò nonostante una gran parte della popolazione continua a vivere di sogni e di speranze a volte rese vane da una macchina fin troppo obsoleta e burocratica.

La stessa macchina che nascendo come sciarpa al collo per portare un po’ di tepore, si trasforma in un nodo scorsoio e stringe il povero malcapitato di turno fino allo strangolamento. I numeri incominciano ad essere fin troppo importanti da considerarli in secondo piano.

Il web, il mondo del web si mobilita. Scende in campo con forti personalità, ora rappresentate da un pensionato, da un disoccupato o da un’estetista come Emilia Clementi nostra gradita ospite negli studi del TitoloTV.

Queste figure scevre da ogni forma di appartenenza politica, sembrano gli unici portavoce del popolo italiano. Ad ogni loro esternazione gran parte dei numeri gioca a loro favore, trovando un consenso altissimo e positivo nella stessa rete. Chi la pensa in modo contrario, spesso critica con la parola “populismo”, un termine visto quasi spesso in modo dispregiativo.

Cercando proprio nel web tale termine, su Wikipedia mi colpisce un passaggio della definizione data e riporto quanto letto.

Il populismo (dall’inglese populism, derivato da populist tramite traduzione del russo народничество: narodničestvo) instaura “una relazione diretta, non tradizionale, tra le masse e il politico, che porta a quest’ultimo sia la fedeltà delle prime, sia il loro sostegno attivo nella sua ricerca del potere, e questo in funzione della capacità carismatica del politico di mobilitare la speranza e la fiducia delle masse nella rapida realizzazione delle loro aspettative sociali nel caso in cui egli acquisti un potere sufficiente”.

Già da questa definizione non mi sembra di cogliere poi un senso negativo del termine. Nella stessa frase leggo parole come relazione, fedeltà, sostegno, speranza, fiducia, realizzazione, aspettative, sociali. Parole che sono linfa vitale per il popolo in attesa di un cambiamento che non arriva da diverso tempo.

Un cambiamento che riporti la nostra nazione in auge come i tempi che ci videro protagonisti internazionali. Protagonisti del nostro futuro in un periodo fiorente della nostra economia, la stessa che ha perso e continua miseramente a perdere pezzi per strada. Questo alimenta ogni giorno di più quel malessere dovuto ad una mancata programmazione e aspettative di vita. Allora mi chiedo, quanto ancora ci sarà da aspettare per ritornare a camminare da grandi?

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