Il Barocco per Sokurov

L’autore russo, vincitore con “Faust” del Leone d’Oro alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2011, è stato protagonista di una bellissima ed intensa Masterclass al 20esimo Festival del Cinema Europeo.


Un appuntamento importante quello del cineasta nel capoluogo leccese, introdotto da un emozionatissimo Alberto La Monica, che con la sua direzione, ha contribuito a rendere l’evento sempre più importante nel corso degli anni, celebrando la compianta e storica direttrice artistica Cristina Soldano, a cui il Premio più , importante, l’Ulivo d’Oro, è dedicato.

 

Quest’ultima ha sempre desiderato portare al Festival di Lecce Aleksandr Sokurov, e dedicarvi un importante focus sulla sua opera, che ora è (finalmente) avvenuto. E nel corso di questa interessante ed imperdibile Masterclass, che il regista ha raccontato la sua carriera, supportato dalle domande del grande critico cinematografico Massimo Causo, e attraverso la preziosa traduzione di Aliona Schumakova.

 

Prima dell’avvio, il direttore generale di Apulia Film Commission, Antonio Parente, ha manifestato a Sokurov la disponibilità e il supporto di tutto l’asse produttivo cinematografico locale, qualora lo stesso manifestasse la sua disponibilità a girare in Puglia. Dallo straordinario libro di Sokurov, “Al centro dell’oceano”, Causo ha preso ispirazione per intavolare il suo dialogo con il Maestro. Un libro in cui si ritrovano concentrati come un flusso di parole, quelle che sono le tematiche e le caratteristiche sull’arte attraverso il cinema.

 

Sono pagine di diario, racconti,  riflessioni, lezioni di filosofia in cui davvero si può godere di quelle pagine come dei suoi film, che sono sempre meravigliosi da vedere. Nel suo cinema è sempre centrale il ruolo dell’uomo con la sua presenza figurativa, in cui è titanico nella sua fierezza e nella sua forza, infinito nella sua finitezza, e c’è sempre questa dinamica duplice nelle figure che racconta in questa realtà spirituale.

 

Quarant’anni di carriera hanno contribuito a creare opere pregne di questi elementi, e Sokurov stesso ha confessato che prima di arrivare a Lecce, ha studiato l’Italia da tanti anni immaginando che senza di essa non possa esistere il mondo. La cosa più importante nel suo racconto, è l’aver avuto un padrino molto importante nel suo “battesimo” con il belpaese, ovvero il produttore (e per alcuni anni Direttore del Festival di Venezia) Marco Muller.

 

Per parlare di valori e nozioni così profonde, bisogna avere un sostegno, e il suo è stato appunto Muller. Il ruolo dell’uomo nel corso degli anni è cambiato con il carattere, il tempo scorre ed è la cosa più misteriosa ed enigmatica sotto certi aspetti. Nella formazione umana a cosa serve il carattere ad un imperatore o ad un uomo piccolo? Al primo si può facilmente immaginare, ma al piccolo si può intuire che non vi sia differenza con l’altro. L’imperatore può punire il suo suddito allo stesso modo in cui il contadino può punire il suo cavallo.

 

Non vi è differenza con la stessa natura, soprattutto per come si manifesta il carattere, e non vi è nulla di divino nella sua presenza. Molto spesso il caos storico e il caos politico nella nostra società, non sono altro che il segno dell’ingovernabilità del carattere, spesso debole, subdolo e spaventoso. Non a caso, quando si elegge un presidente o un imperatore, si deve fare particolare attenzione, perché ogni decisione presa dalle persone al potere, fa parte del loro carattere. Nessun particolare cambiamento legato allo scorrere di questi anni, è accaduto a caso.

 

La potenza del talento si esprime nell’uomo con la figura dell’artista, che rievoca la potenza dell’arte e la fragilità umana nel processo generale della storia. Il genio e il male talvolta sono tutti e due compatibili, ad esempio il diavolo è assolutamente geniale perché è ovunque, sa tutto e vede tutto, conosce in verticale la profondità della vita umana e la sua caduta. Oggi in Russia è importante il detto di uno dei suoi imperatori: “Oggi la Russia ha solo due alleati: L’Armata Militare e la Flotta Militare”, ma secondo Sokurov nessun esercito può perire al servizio dello Stato, e ci si chiede cosa rimarrà in queste rovine, ma soprattutto cosa si ricaverà? La cultura è la cosa che non ci abbandonerà mai, almeno non verrà l’apocalisse.

 

La mancanza della formazione canonica nella cultura contemporanea porta un notevole danno, perché la libertà nell’arte non esiste e non esiste neanche l’arte nuova. Esiste solo l’uomo nuovo con i pensieri nuovi, che basandosi sull’esperienza vissuta, porta l’elemento di novità sulle spalle in questi cerchi dell’esistenza, e questo è molto importante. Questo per evitare le guerre religiose e le guerre poltiche, e proprio con queste ultime camminiamo sul filo del rasoio vicino alle trincee e tra poco dovremo saltarvi e passare una vita intera, e un canone oggi non esiste non solo nell’arte, ma anche nella politica contemporanea. Ogni uomo al potere è lo specchio su per il quale si specchiano milioni di volti, fino a quando nessuno è più in grado di distinguere sé stesso.

 

L’intensità della vita delle persone che hanno questo potere è qualcosa di disumano, e non possiamo immaginare in quale buco nero precipita l’essenza dell’arte stessa. Il Maestro ha ricordato oltre a Muller, anche Andrej Tarkovskij, figura fondamentale nei suoi anni giovanili di formazione, in cui l’artista nell’Unione Sovietica del tempo veniva ricordato più per i suoi commenti sulla politica, che per le sue opere. Il prossimo film di Sokurov, “La risata tra le lacrime” sarà basato su immagini di repertorio e spiegherà come sia potuta scoppiare la Seconda Guerra Mondiale, mostrando come alla base di eventi disastrosi , ci siano spesso i caratteri dei loro protagonisti con le loro nevrosi.

 

Il prossimo 8 maggio alla Biennale Arte di Venezia, il padiglione russo sarà curato dallo stesso Sokurov, che si concentrerà sull’opera di Rembrandt. E proprio l’Ermitage di San Pietroburgo, è al centro di “Arca Russa”, la pellicola che è stata proiettata dopo la consegna dell’Ulivo d’Oro a Sokurov da parte di Marco Muller. Il film racconta con un lungo piano sequenza di 96 minuti le varie epoche all’interno di uno dei Musei più belli del mondo, dove rieccheggia la suggestiva frase: “Navigate per sempre e vivete per sempre”.

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