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La mente creativa ed inquieta dei Pink Floyd rompe un silenzio durato 25 anni con “Is this the life you really want?”, quinto album solista intriso di denuncia sociale e politica dove l'amore è l'unica alternativa alla nostra Apocalisse.


Roger Waters, la rabbia e l'impegnoLo si può amare alla follia ma lo si può anche odiare: Roger Waters è senza dubbio l'artista al quale si deve l'idea geniale e il lungimirante progetto che ha portato “The Wall” ad essere un monumento rock dei nostri tempi: un album, uno spettacolo, un film, un icona, un opera monumentale, ingombrante che è andata oltre alle intenzioni stesse del suo creatore. “We don't need no education”: questa frase storica è ancora la chiave per capire l'opera odierna di Roger Waters, da sempre portatore sano di quel pessimismo che diventa critica sociale verso un uomo capace di solo di sopraffare il proprio simile senza ritegno per potere o per denaro, verso una umanità che non impara mai dai propri errori ma che li persegue con tenacia fino a rimanerne completamante schiacciata.

La formula di Waters, portata avanti nei Pink Floyd già a partire dal cupo “Animals” (1977) fino all'apocalittico “The final Cut” (1983) ora sostiene una battaglia schierata politicamente contro il presidente americano Donald Trump, contro gli abusi e l'arroganza di Israele a danni del popolo palestinese e contro quell'individualismo e quella corsa all'egoismo chiamata da molti “Sogno Americano”. Come al solito rumori, effetti, voci campionate e intermezzi ci veicolano in un viaggio negli inferi umani dove l'indubbio fascino delle melodie ci riportano ai vecchi fasti PinkFloydiani e dove spuntano anche momenti inaspettatamente dolci e romantici. Alla produzione c'è Nigel Godrich, spesso a fianco dei Radiohead, che ha attualizzato il suono eliminando gli assoli di chitarra e mettendo al centro dell'intera produzione il racconto di Waters, i testi e la sua intepretazione intensa come non mai.

Il Roger Waters targato 2017 ha mandato in visibilio una parte della stampa musicale, ha commosso vecchi sognatori ormai ultra 60-70 enni ma ha anche annoiato chi non ama particolarmente la sua magniloquenza e la sua a volte discutibile mania di grandezza. Tra i passaggi più intensi del disco c'è la title track che condanna la cultura della paura stillata dai media, “Deja Vu” che ricalca lo stesso concetto di “Se io fossi Dio”, il censuratissimo e scandaloso pezzo - monologo del nostro Giorgio Gaber, la polemica “Broken Bones” e la romantica conclusiva “Part of me Died”. Il suo tour mondiale “Us + them” prevede date italiane nel 2018 (palazzetti) e 2019 (all’'aperto). La scaletta conterrà quattro brani da Is This The Life We Really Want? e poi brani tratti da Dark Side, Wish You Were Here e Animals.


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MUSICAL EXPRESS è un programma di Fabio Alberti, in onda tutti i giorni alle 10,10 – 15,10 – 21,00 su Radio Budrio

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