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Sette storie liberamente tratte dalle novelle di Boccaccio recitate e interpretate tra letteratura e attualità.


Decamerone vizi, virtù, passioniPresso il Teatro Civico della Spezia ha fatto tappa la Compagnia del Teatro Nuovo portando lo spettacolo Decamerone vizi, virtù, passioni con Stefano Accorsi. Una bella sfida  interpretare Boccaccio, un grande della letteratura italiana che ha così ben saputo dipingere già nel '300 l'uomo in tutte le sue sfaccettature tragicomiche. Difficile impresa racchiudere in un'ora e quarantacinque minuti il multiforme contenuto delle cento novelle boccaccesche.

Ciò nonostante il risultato è stato gradevole e adeguato, suggerendo l'atmosfera dell'opera sia recitando in un italiano trecentesco ma anche e soprattutto in una scelta accurata e intelligente delle novelle da interpretare. Interessante è anche stata l'attualizzazione dei contenuti trattati, ad incominciare dalla tematica di fondo, che facendo riferimento ai tempi attuali mostra una compagnia ricca di ideali, ma povera di risorse che si fa forte soprattutto delle sue capacità teatrali.

La scena infatti si apre con un unico elemento dalle molteplici variabili: un furgone, che per la sua modularità consente agli attori di ricreare scene e situazioni spesso anche solo scostando una tenda o aprendo uno sportello. Un vero inno alla creatività e al concetto che dove c'è arte basta poco per fare spettacolo. Lo stesso vale per i costumi che indossati in modi diversi diventano ricca marsina o semplice povera veste. 'Dov'è finita la mia bella giacca..' chiede il maestro della compagnia... è stata riutilizzata, gli viene detto, i mezzi sono quelli che sono e bisogna adattarsi

Un'altro collegamento con l'attualità è quello fatto in partenza, all'inizio dello spettacolo come introduzione e in riferimento alla cornice del Decamerone vizi, virtù, passioniDecameron. Infatti come i dieci giovani si isolano  per sfuggire la peste e per allontanare il pensiero di morte raccontando storie per sopravvivere e vivere, così per noi è stare a teatro, in quel momento e in quella circostanza, ad ascoltare quelle storie, mentre fuori impazza la crisi, la corruzione,  l’impudenza dei potenti, le menzogne, lo sfruttamento dei più deboli, stragi e crudeltà. Un'oasi in cui riflettere, ma anche ridere e piangere se è il caso, ma di commozione e sentimento.

Quando parte la narrazione delle novelle, tutto si svolge intorno a quel furgone che si apre e chiude a seconda delle necessità, diventando villa padronale, luogo di incontri, camera  o semplicemente sfondo alla recitazione. Si parla della donna e della sua condizione nella novella del marito geloso come in quella di Lisabetta da Messina e i suoi fratelli, facendo riferimento anche agli avvenimenti a noi contemporanei di maltrattamenti alla donna anche all'interno della famiglia. Ciò nonostante la donna nel Boccaccio spesso e volentieri non subisce, anzi ha un guizzo in più che le consente spesso di averla vinta. Indicativa la citazione dal tono scherzoso: ...cosa deve fare una donna se dopo aver saziato il marito ha altro amore da dare?...

Da questa battuta si passa poi alle situazioni comiche e un po' spudorate di Masetto nel convento delle monache, ma poi, con un salto drastico si passa alla tragica storia di Tancredi e Ghismunda. Qui occorre un doveroso apprezzamento alla scelta di interpretare in modo statico, ma proprio per questo eccezionalmente coinvolgente, questa novella, lasciando alla sola capacità interpretativa della dizione il compito della narrazione. Questo iato, creato per cambiare totalmente l'atmosfera dello spettacolo e così dimostrare anche la variabilità di contenuti dell'opera boccaccesca, ha raggiunto il suo scopo grazie alla bravura degli interpreti... alla fine della novella in sala c'era un silenzio che lasciava sospesi nella tragicità degli eventi.

Ma lo spettacolo è scherzoso e riparte quasi immediatamente con una battuta, in poco la sospensione si distende in nuovi scherzi e risa con Calandrino deriso da Bruno, Buffalmacco e Simone e ancora Lo Zima col pallafreno in cui l'amore fa da padrone. Ed è con un motto ad amare che si conclude lo spettacolo, perché è solo l'amore che ci consente di avere 'speranza nel tempo futuro', mai ci si deve stancare di amare, che nell'amore è l'unica salvezza da tutte le brutture dei nostri tempi.

Info
http://www.nuovoteatro.com

Foto di Andrea Pirrello

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