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Il foyer del Nuovo Teatro Sanità torna ad essere palcoscenico per spettacoli di drammaturgia originale.


Spingi e respiraCon la rassegna L'altare di S., in scena sabato 18 febbraio alle 21.00 e domenica 19 febbraio alle 18.00, Spingi e respira. Lo spettacolo è un racconto teatrale ambientato nel mondo del ciclismo, dove lo sport diventa metafora della fatica, dei successi e delle sconfitte di un’intera esistenza. Spingi e respira è scritto e interpretato da Lorenzo Praticò che lo dirige insieme a Gaetano Tramontano.

Autore, regista e interprete, Lorenzo Praticò spiega così il suo lavoro drammaturgico: «Spingi e respira nasce dall’ incontro con un quadro di Francis Bacon che raffigura un ciclista. Non so cosa sia successo davanti a quel dipinto ma è stato come se all’improvviso io quel ciclista lo stessi sentendo respirare. E gli sono corso dietro... Nasce dal rapporto tra me e mio padre, che non è un ciclista ma pittore e scultore invece sì; e soprattutto è un padre... Nasce dalla ricerca di parole e di gesti che si adattino meglio alla vita e ai suoi tempi. E come nella migliore delle tradizioni nasce da un amore non corrisposto. Poi dentro sono apparsi come evocati nuovi personaggi: Sara, scomparsa prematuramente, sorella della madre e primo amore del padre; la mamma, premurosa e discreta; il Campione, bello e antipatico; Fiorenzo Magni, il Terzo Uomo del ciclismo italiano, scomparso a pochi giorni dal nostro debutto...».

Nel testo di Praticò la bici è strumento di riconciliazione generazionale fra un figlio e un padre visto dapprima come mito,Spingi e respira poi incapace di comprendere le scelte del figlio, infine come approdo sicuro dopo tanto girovagare. E in effetti il ciclismo non è uno sport come gli altri, il suo portato metaforico è di gran lunga più intenso di altre discipline: l’intuito nelle fughe, la paura e l’adrenalina delle discese, la solitudine di alcune salite, l’equilibrio fra squadra e individualismo, tutto questo calza come un guanto al racconto di una vita. Solo in scena, simulando una pedalata che realmente provoca fatica e sudore, Lorenzo Praticò dà vita per un’ora ad una lunga soggettiva nel corso della quale il protagonista vede passare davanti ai propri occhi una vita punteggiata di salite e discese, cadute e rialzate, incontri e affetti.

E poi c’è il confronto fra ieri e oggi, fra la generazione del dopoguerra rappresentata da Fiorenzo Magni – che con la spalla rotta continua a pedalare stringendo la camera d’aria fra i denti – e il veleno del doping che ha distrutto buona parte della meglio gioventù ciclistica. E c’è la lingua, l’alternare italiano e dialetto calabrese (della zona del reggino) come scelta linguistica definitiva. Una lingua della memoria, quindi, dei rapporti intimi e ancestrali, che emerge in tutta la sua sonorità inaspettatamente dolce in grossi blocchi di narrazione: gli insegnamenti del padre, lo scontro padre-figlio sul doping e l’etica sportiva, la storia di Sara raccontata dalla madre.


Info e prenotazioni:
3396666426
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