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Categoria: Divagazioni Letterarie
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In libreria un volume pubblicato dall’Editrice La Scuola che raccoglie i testi inediti degli interventi del  “giornalista di guerra” che, benché minato da un male terribile, dopo l’11 settembre 2001 si fece “pellegrino di pace”.


Tiziano Terzani, le parole ritrovate“Dobbiamo reintrodurre la morale nelle nostre scelte, dobbiamo cominciare a capire chi è il nostro prossimo, dobbiamo incominciare a pensare alle culture altrui, dobbiamo aprirci, perché ci siamo chiusi”. “Ci sono milioni e milioni di persone che oggi, nel mondo, non vogliono vivere come noi, […] che non vogliono la nostra libertà... e avanti di questo passo. Queste persone sono anche tra di noi. Sarà bene ascoltarle, forse “.

Aveva trovato il suo alter ego andando a vivere in una baracca fra le nevi dell’Himalaya per nutrirsi di quell’immenso silenzio: un’anticipazione del distacco da quell’ammasso di cellule impazzite che era diventato il suo corpo. Una sublimazione interiore fermata dai tragici eventi dell’11 settembre 2001. Afferrando appieno il pericolo universale di quell’attentato, ne immaginò le conseguenze anche perché, mentre in molti si limitavano alla cronaca, lui (che gli uomini di Bin Laden li aveva incontrati) non ebbe difficoltà a scrivere che, per loro, quello delle armi non era un mestiere, ma qualcosa di più. Una missione che affondava radici anche nella fede islamica. Lui, allora, dopo aver raccontato i grandi conflitti del ‘900 e dopo aver scritto “Lettere contro la guerra” si fece Pellegrino di Pace, testimoniando, in tante platee del Belpaese la sua esperienza, riproponendosi a partire dalla prima frase del suo primo libro: “La guerra è una cosa triste e ancora più triste è il fatto che ci si fa l’abitudine”.

Ora i testi, a lungo rimasti inediti – trascritti e introdotti dal suo amico Mario Bertini e arricchiti da un’intervista al figlio Folco e da immagini inedite – arrivano in libreria con i tipi dell’Editrice La Scuola e il titolo “Le parole ritrovate”(pagg. 120, euro 9,50) , dopo un attentato, quello di Parigi, che, a ragione o a torto, viene paragonato nelle sue conseguenze, a una sorta di 11 settembre europeo. E allora:“La forza delle armi o la forza della ragione?”. Oppure è proprio vero che “ Ci sono milioni di persone al mondo che non vogliono vivere come noi”, come titolano un paio di questi testi? Dopo gli attentati di Parigi, nell’alternanza di dichiarazioni di fermezza nella lotta al terrorismo, richiami ai valori della libertà e alle radici dell’occidente, non mancano anche voci pericolosamente lugubri che richiamano devastanti precedenti, agitando lo spettro di una nuova guerra di civiltà e identificando nell’islam un concentrato esclusivo di violenza e fanatismo, senza diritto di cittadinanza nell’Occidente.

Queste nuove pagine di Terzani ricordano che non è così. E proprio le sue denunce sui rischi innescati dalle logiche bellicistiche che hanno scavato solchi definitivi tra paesi e culture, alimentando proprio ciò che ci si proponeva di eliminare, cioè la violenza e il terrorismo (ora non solo in Afghanistan, Iraq, Siria, Libia o in lontani teatri di guerra ma nelle nostre città europee) si caricano di nuovi significati. “Dobbiamo smettere di vivere normalmente, perché oggi vivere normalmente è una vergogna; dobbiamo fermarci, riflettere su quello che facciamo; dobbiamo, secondo me, riaffrontare ogni problema da un diverso punto di vista. Dobbiamo reintrodurre la morale nelle nostre scelte, dobbiamo cominciare a capire chi è il nostro prossimo, dobbiamo incominciare a pensare alle culture altrui, dobbiamo aprirci, perché ci siamo chiusi. Sappiamo tante cose, la saggezza di Internet ringrullisce tutti, rendendoci tutti moralmente assopiti.

Guardandosi attorno non si sente che banalità, non si sentono che frasi fatte, soluzioni vecchie, non si sente che ipocrisia...”, si legge nelle “Parole ritrovate” di Terzani. E ancora: “Ci sono milioni e milioni di persone che oggi, nel mondo, non vogliono vivere come noi, che non vogliono guardare la nostra televisione, che non si vogliono vestire come noi, che non vogliono mangiare come noi, che non vogliono la nostra libertà... e avanti di questo passo. Queste persone sono anche tra di noi. Sarà bene ascoltarle, forse”. Il dialogo, dunque, come l’unica parola-chiave. Soprattutto in una società globalizzata inadatta alle semplificazioni, che chiede una solidarietà tra le religioni non contrastante con la laicità, che esige forme di rispetto, ma prima di tutto difesa della libertà.

“I musulmani?”. Scriveva Terzani: “Il mondo musulmano è un mondo di una grandissima tradizione: ci sono i fondamentalisti e i sufisti, che sono spirituali. Dobbiamo capire le ragioni per le quali una grande civiltà, confrontata con la nostra arroganza, col nostro potere, ricorre al terrorismo per difendersi o per offendere”. Ma non è tutto, dal libro emerge l’importanza dell’amore e della famiglia per Terzani. L’amore inteso come incontro che completa, quello per sua moglie Angela – conosciuta da ragazzo e – come scrive “mai rottamata” . E l’amore per gli altri senza distinzioni. L’importanza dei figli, dei nipoti, appunto della sua famiglia. E della famiglia “del genere umano” che abita tutto il Creato.

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