A tu per tu con Giuseppe Francese

Il musicista molfettese ormai diventato cittadino del mondo.


In occasione di un pregevole concerto tenutosi nella città di Molfetta, abbiamo avuto modo di avvicinare il musicista di origini molfettesi, Giuseppe Francese ma ormai cittadino del mondo, visto i suoi molteplici concerti ed attività che lo vedono protagonista o attivamente coinvolto. Si è lasciato andare a ricordi, considerazioni, raccontandosi a cuore aperto.

 

Ha ripercorso un pezzo di storia, mostrando gratitudine per chi gli ha dato l’ opportunità di tornando ad esibirsi nella sua città natia, ma nello stesso tempo non dimentica chi la sua città di adozione: Genova. Ecco il suo racconto:

 

“E’ stato per me un grande piacere ed un onore tornare nella mia Città e suonare per una Istituzione importante come la Fondazione V.M.Valente, ricordo ancora i tempi in cui la Fondazione prendeva forma e di quello che si diceva a proposito delle volontà testamentarie di V.M. Valente, e di quanto il lascito avrebbe dovuto offrire opportunità ai talenti emergenti e ad illustri concittadini o comunque il peso che la cultura avrebbe dovuto avere nelle scelte e nell’utilizzo del patrimonio della Fondazione.

 

E’ stato per me una grande emozione tornare a Molfetta e mettermi “a nudo”, così come ogni artista sa ogni volta che si sale su un palcoscenico, e a maggior ragione di fronte ad un pubblico singolare, fatto di amici, di amici di infanzia, amici con cui abbiamo frequentato la scuola assieme, amici che mi prendevano in giro quando mi ritiravo nella casa di campagna della mia famiglia per studiare e mi cantavano la canzone di Toto Cutugno “vado a vivere in campagna, a suonare Paganini ai contadini”, parenti, conoscenti, colleghi con cui abbiamo frequentato il Conservatorio assieme nutrendo gli stessi sogni e ascoltando le stesse registrazioni.

 

Il mio ultimo concerto a Molfetta lo ricordo benissimo, è stato un concerto per violino e pianoforte nella Basilica della Madonna dei Martiri quasi 20 anni fa, avevo finito da poco gli studi e mi confrontavo con le prime esperienze professionali, ma tutti questi anni ogni volta che trascorrevo un soggiorno a Molfetta ho sempre incontrato amici che mi chiedevano quando avrebbero avuto la possibilità di ascoltarmi nella mia Città.

 

L’amicizia e la stima personale e professionale con Annalisa Nanna e con lo straordinario violoncellista direttore artistico della Fondazione V.M.Valente, Giuseppe Carabellese, ha permesso di realizzare il desiderio di tutti coloro che sapendo della mia attività concertistica mi chiedevano ripetutamente “ma quando ti possiamo ascoltare in concerto” “ma quando verrai in Puglia a suonare”…

 

Sono molto grato ai colleghi del Teatro Carlo Felice di Genova coi quali da oltre dieci anni svolgo attività cameristica e concertistica per aver raccolto il mio invito a partecipare al concerto per la Fondazione V.M.Valente e per aver reso ancora più magico i bellissimi momenti di una serata indimenticabile.

 

Sono grato al Teatro Carlo Felice ed al sovrintendente Maurizio Roi, alla Città di Genova ed al Sindaco Marco Bucci, alla Regione Liguria ed al Presidente Giovanni Toti e all’assessore alla Cultura Ilaria Cavo per il patrocinio concesso, che ci ha permesso di presenziare sotto un cappello istituzionale di grande pregio in rappresentanza delle massime istituzioni politico e culturali liguri.

 

Certo non è facile interpretare la propria vita professionale accettandone i forti condizionamenti sulle vite personali, e partire da Molfetta e dalle proprie origini non è facile, ma ognuno di noi ha un proprio percorso ed una propria storia e sceglie consapevolmente il prezzo da pagare per le scelte che ritiene necessarie alla realizzazione di se stesso come uomo prima ancora che professionista.

 

Ho ricordato durante il concerto la figura di Don Salvatore Pappagallo alla cui memoria sono particolarmente legato, solo con gli anni e con la maturità di chi ha già vissuto molte esperienze ho realizzato il grande lascito verso la comunità molfettese e verso le generazioni che lo hanno frequentato; il peso ed il significato della parola “popolare” dentro il nome di quella Scuola di Musica intitolata ad A.Dvorak, dalla quale tanti artisti di calibro anche internazionale sono cresciuti senza distinzione di censo ma solo sulla base del talento espresso; e forse neanche perchè la sua missione cui ha dedicato una vita era contenuta nella espressione di “alfabetizzazione musicale delle masse popolari”…oserei direi che era piuttosto visionario che missionario! …ma d’altronde tutti i sognatori hanno una loro “magnifica ossessione”…

 

Si ho voluto dedicare un brano ai miei genitori, purtroppo solo mia madre era in platea, ho dovuto accontentarmi di dedicare il brano alla memoria di mio padre che ci ha lasciato tanti anni orsono e non ha avuto la possibilità in vita di godersi i successi di suo figlio, ma sono grato ad entrambi per la cura, la sensibilità e l’amore verso la musica ed in particolare verso l’Opera, che mi ha permesso di nutrirmi di un nettare di qualità sin dalla più tenera età quando si andava con la famiglia al Teatro Petruzzelli di Bari a seguire i titoli della stagione.

 

Il futuro? Il Teatro Carlo Felice di Genova, che nel 2004 ha riconosciuto in me qualità tali da vincere il concorso per l’Orchestra e di cui sono dipendente, la mia attività da camera e concertistica che mi auguro mi permetta di vivere ancora emozioni legate alla mia terra che porto sempre nel mio cuore ed è nel mio incancellabile DNA…(una famiglia ed un figlio…)..”.

 

A noi non resta che augurargli presto di tornare nella sua terra e di regalare ancora tante emozioni.

Ad maiora Giuseppe Francese.

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