Cremona e la Liuteria italiana

Quadri, affreschi,tarsie della prima metà del ‘500 dimostrano inequivocabilmente che il violino barocco, nelle forme cioè molto simili allo strumento di oggi esisteva già in quegli anni.


Parlo di violino barocco perché, come è noto, lo strumento ha subito alcune modifiche a causa dell’innalzamento del diapason ed i violini costruiti tra il ‘500 e il ‘700, tranne alcune eccezioni, sono stati oggetto di trasformazioni come l’’allungamento e la modifica della inclinazione del manico.

Ancora oggi da più parti si sostiene la primogenitura della scuola bresciana citando in Gasparo da Salò l’“ inventore “ del violino cosa sicuramente impossibile visto che nacque nel 1540 e quindi se il violino fosse davvero nato a Brescia il primo autore avrebbe potuto essere un qualche suo antenato come ad esempio Zanetto da Montichiari.

E’ certo, a dimostrazione della fama raggiunta dal liutaio cremonese, che Carlo XI di Francia commissionò ad Andrea Amati tra il 1564 e il 1570 un’ intera orchestra di corte, composta da 24 strumenti ( alcuni dicono addirittura 38 ) violini, viole, violoncelli e violini piccoli in gran parte poi scomparsi durante la rivoluzione francese.

Solo in alcuni esemplari sono poi stati ritrovati e sono oggi custoditi nel museo del sud South Dakota ; un violino si trova a Cremona nel museo del violino ed è stato ribattezzato appunto il “ Carlo IX di Francia”.

Si tratta di strumenti dal suono dolce, molto bombati, intarsiati e dipinti e con un motto scritto sulle fasce, quello che si trova a Cremona costruito nel 1566 ( secondo alcuni invece nel 1570 ) riporta “Pietate et Justitia”.

La convinzione che sia stato proprio il liutaio cremonese ad essere l’inventore del violino e da ciò abbia potuto ottenere una così notevole notorietà sarebbe dimostrato che oltre a Carlo IX di Francia anche altri monarchi, vescovi e personaggi famosi di tutta Europa gli commissionarono molti strumenti.


Nato nel 1505, a poco più di 30 anni aveva aperto bottega nelle “vicinia” della Chiesa di Sant’ Agostino nel centro della città di Cremona e negli anni successivi trasferitosi nei pressi di Piazza San Domenico formò due suoi figli Antonio e Girolamo che firmarono per alcuni anni insieme i loro strumenti “ Antonius et Jeronimus Andreae Filii in Cremona.. “.

Il più famoso esponente della dinastia degli Amati fu comunque Nicola detto “ il grande” che dette origine alla vera e propria scuola cremonese in cui si distinsero i Guarneri ( Andrea e i suoi figli e nipoti ) i Ruggeri, gli Stradivari, Guarneri del Gesù, sino ai Bergonzi e a Lorenzo Storioni. Molti liutai d’Europa si ispirarono ai modelli di Nicola Amati e scrissero nelle loro etichette o cartigli di essere suoi discepoli (“ alunnus Nicolai Amati” ) a testimonianza della sua importanza e della importanza della scuola cremonese del sei e settecento.

È chiaro che il più famoso liutaio cremonese, ( senza nulla togliere a Guarneri del Gesù i cui strumenti raggiungono oggi nelle maggiori aste quotazioni a volte anche superiori ) è stato Antonio Stradivari. Di entrambi dobbiamo ancora reperire notizie relative ad alcuni aspetti della loro vita e alle loro opere.

I segreti di Stradivari riguardano ancora il luogo di nascita, la data di nascita, i primi anni di vita ma anche i componenti delle sue vernici, il sottofondo usato ecc ecc mentre la figura di Giuseppe Guarneri del Gesù è ancora in parte circondata da un alone di leggenda e di misteri che la recente scoperta che lo individua in Giuseppe Bartolomeo non ha completamente sciolto.

La fama di Cremona indissolubilmente legata a questi famosi liutai, è oggi suffragata anche dal recente riconoscimento della liuteria come patrimonio immateriale dell’Unesco, della presenza da alcuni anni del Museo del violino che richiama moltissimi appassionati, musicisti, cultori dell’arte liutaria grazie ai molti capolavori del sei/ settecento che sono tornati in città, dalla Triennale degli strumenti ad arco e del suo concorso internazionale di liuteria giunto alla XV edizione dopo le biennali nazionali, al Salone di Mondomusica, giunto alla 31° esima edizione, dal Teatro Ponchielli e le sue stagioni concertistiche e al Festival Monteverdiano e dalla Scuola internazionale di liuteria “Antonio Stradivari” che ha compito proprio lo scorso anno, nel 2018, ottant’anni di vita ed è la più antica e la più famosa scuola di liuteria del mondo

Bisogna fare comunque alcune precisazioni e riflessioni.
Dopo la morte di Antonio Stradivari nel 1737, la liuteria cremonese in breve perse di importanza perché i maestri liutai non erano certo più al suo livello ; una certa importanza ebbero ancora i Ceruti ma poi Cremona scomparve completamente e fu soppiantata da altre scuole italiane come la scuola piemontese nell’ottocento e la scuola milanese nel novecento non sempre in grado di competere comunque con altre nazioni che si stavano affermando nel mondo come la Francia e la Germania in particolare.

Il metodo stradivariano venne soppiantato dalla forma esterna o alla francese e nel novecento quasi tutti i liutai anche in Italia costruivano i loro strumenti ad arco seguendo tale concezione
Si deve a Giuseppe Fiorini il liutaio bolognese, trasferitosi in Germania, dove ottenne grande fama e si conquistò il rispetto di tutti i liutai a riportare in auge il metodo stradivariano grazie anche al fatto di aver profondamente studiato tutti cimeli di Stradivari acquistati con grande sacrificio e impegno economico dalla marchesa Della Valle che li aveva ottenuti in eredità da Cozio di Salabue il conte collezionista che li aveva a sua volta acquistati da Paolo Stradivari, l’ultimogenito dal grande maestro.

Fu Fiorini a regalarli a Cremona nel 1930 ed oggi sono custoditi nel Museo del violino. Fernando Simone Sacconi, altro grande liutaio italiano, trasferitosi negli Stati Uniti dove presso Wurlitzer si dedicò al restauro divenendo uno dei più grandi nel settore, con il suo libro “I ‘segreti’ di Stradivari” dette nuovo impulso agli studi del settore e determinò la rinascita e l’affermazione ancora nel mondo del metodo cremonese.

Cremona oggi rappresenta un unicum irripetibile specie nel centro storico a cominciare da piazza Duomo ma in tutte le vie attorno Platina, Beltrami, Piazza della pace, via XX settembre, Ceresole, San Giuseppe, Sicardo, ecc ecc e poco distante corso Vacchelli, dall’altra parte della città via Virgilio, Milazzo, Aselli, Beltrami ma poi anche piazza San Paolo, Corso Garibaldi. Ecc ecc è tutto un pullulare di botteghe di liuteria dove operano i maestri liutai in genere con i loro allievi
Possiamo trovare comunque botteghe di liuteria ( in totale di circa 200 ) anche in periferia, nelle frazioni della città , nei paesi vicini e nei centri importanti della provincia.

A Cremona si possono trovare anche gli archetti, hanno aperto laboratori che costruiscono astucci anche personalizzati, negozi per accessori, per attrezzi, per componenti delle vernici, che forniscono i legname di liuteria.

Ci sono anche negozi che vendono strumenti “cinesi ” ma con una ottima messa a punto perché effettuata da bravi liutai, associazioni come il Consorzio che garantisce strumenti dei suoi associati
Vi sono librerie in cui si possono trovare pubblicazioni specializzate di ogni argomento di liuteria, e’ possibile far fotografare strumenti professionalmente, si possono ottenere expertise e valutazioni da,parte di liutai che hanno voce in capitolo nel mercato liutario e potrei continuare
Nessuna città al mondo è in grado di fornire ai musicisti, agli appassionati di liuteria, ai collezionisti un panorama così vasto e interessante anche per quanto riguarda strumenti antichizzati, copie, strumenti antichi e d’autore, strumenti particolari come viole da gamba, viole d’amore, liuti .
Esistono infine anche alcune botteghe di contrabbassi.

Le botteghe hanno come titolari liutai diplomati alla scuola di liuteria della città ma anche diplomati a Milano, a Parma a scuole straniere Sono infatti in gran parte stranieri e spesso anche “extra comunitari ” ( russi, cinesi, giapponesi, coreani, colombiani,argentini, cubani , armeni ecc ) e godono di aiuti da parte del Comune, del distretto, della Regione Lombardia.

Accanto alle botteghe ufficiali esiste anche un mercato parallelo di liutai non iscritti alla Camera di commercio e quindi ufficialmente non professionisti e in alcuni casi ancora studenti della Scuola che si danno da fare per vendere i loro prodotti e questi sono alcuni dei fenomeni negativi su cui torneremo.

Per giungere ad una situazione così eclatante che consente alla città una peculiarità irripetibile in campo mondiale ci sono voluti tanti anni e l’impegno di molti alcuni dei quali ci pare giusto citare
Come abbiamo visto alla fine del settecento la liuteria a Cremona era completamente scomparsa anche le ossa di Stradivari erano andate perdute e la sua tomba addirittura distrutta dalle mine insieme alla chiesa di San Domenico a dimostrazione di quanto poco la liuteria fosse tenuta in considerazione.

Tra i personaggi che cercarono di portarla nuovamente all’ attenzione della città vanno ricordati l’industriale dei pianoforti Pietro Anelli ed il maestro liutaio Aristide a Cavalli che aveva dato vita ad un laboratorio di liuteria con alcuni giovani cui faceva assemblare pezzi di strumenti che ogni allievo si specializzava a realizzare.

Furono loro che, unitamente al direttore della biblioteca governativa Illemo Camelli, riuscirono a convincere il m° Giuseppe Fiorini ormai gravemente malato a donare i suoi più di mille cimeli stradivariani a Cremona costituiti da forme, attrezzi, modelli, disegni ecc un patrimonio di inestimabile valore storico, culturale e liutario.

Dobbiamo quindi citare anche studiosi importanti come Bonetti Gualazzini Cavalcabò che pubblicarono libri e vari articoli sulle riviste del tempo e senza dubbio Roberto Farinacci, il ras di Cremona, che, anche per interesse personale, riuscì nel 1937 ad organizzare delle manifestazioni per ricordare Antonio Stradivari e di riflesso tutta la liuteria classica per il bicentenario stradivariano ( duecento anni dalla sua morte ).

Con un investimento astronomico di un milione di lire di allora per un anno intero organizzò manifestazioni di ogni tipo sportive e culturali ( campionati nazionali , simposi, convegni concerti ) inaugurò palazzi e le colonie padane sventrò ‘ la città dando vita al viale Po, che dal fiume giungeva alla Cattedrale e una parte del centro per creare la piazza Marconi e il Palazzo del’arte.

Da maggio all’ottobre 1937 fece venire a Cremona il re, Mussolini, tutti i gerarchi, la regina il principe ereditario, Gabriele d’Annunzio e migliaia di turisti anche stranieri e ottenne l’attenzione del mondo intero con la mostra di liuteria moderna ma soprattutto con quella di strumenti antichi della scuola cremonese riuscendo a far esporre 156 capolavori di Amati, Stradivari, Guarneri ecc provenienti da tutto il mondo e certificati da una commissione di massimi esperti internazionali
Fu qui che cominciò di nuovo la attenzione del mondo verso Cremona liutaria.

La strada fu comunque ancora lunga perché la scuola di liuteria, nata nel 1938, non ebbe, anche a causa della guerra e della mancanza di contatti commerciali, ma anche per le carenze di insegnamento alcuna possibilità di affermazione per molti anni.

Negli anni sessanta/settanta si distinsero altri personaggi sulla strada dell’impegno per la liuteria come l’avv Ugo Gualazzini, presidente del consiglio di amministrazione della scuola, che portò a Cremona come docenti i massimi esponenti della scuola milanese ed anche per brevi periodi Simone Fernando Sacconi che con Francesco Bissolotti esaminò i cimeli e scrisse il celebre libro come il prof Puerari dell EPT e i sindaci che iniziarono ad acquistare e far tornare strumenti dopo tanti anni a Cremona come il “Cremonese 1715” e gli Amati “ Carlo IX” e “Hamnerle”, presidi illuminati come l’arch Sergio Renzi un personaggio eclettico come Antonio Bergonzi fautore di “Cremona piccola Ginevra” e come il giornalista Elia Santoro.

Furono anni anche di lotte intestine e tra fazioni, tra morassiani e bissolottiani, dai nomi dei due capiscuola, ma che contribuirono comunque ad un fervore di iniziative e ad una serie di azioni che portarono la città a costituire un suo museo di capolavori, ad organizzare i primi concorsi, delle aste, dei convegni e delle giornate di studi ,alla nascita della Carta del restauro , a realizzazioni di pubblicazioni liutarie, all’istituzione del salone della liuteria di Mondomusica.

In questo contesto con poca modestia mi inserisco avendo pubblicato in primis un libro (Quarant’anni di storia della Scuola Internazionale di liuteria di Cremona “ tradotto anche in inglese ) che fece il giro del mondo e portò la scuola di liuteria all’attenzione internazionale con il boom di iscrizioni da tutto in mondo negli anni ottanta e poi altre pubblicazioni importanti come “Liutai italiani di ieri e di oggi” un’opera pubblicata da un italiano in un panorama di stranieri che si erano interessati all’argomento Jalivec, Hamma, Vannes ed infine con “Come nasce un violino” che ha avuto almeno 10 ristampe ed è stato tradotto anche in giapponese e in inglese.

Uno degli elementi determinanti per lo sviluppo liutario di Cremona è stata quindi proprio la Scuola di liuteria che dagli anni 80 ha visto l’iscrizione di moltissimi allievi provenienti in totale da oltre 50 nazioni dei 4 continenti.

Divenuti docenti Gio Batta Morassi e Francesco Bissolotti, in un primo tempo accanto a Pietro Sgarabotto e successivamente coadiuvati dai loro ex allievi Stefano Conia, Giorgio Scolari e poi via via da molti altri loro ex studenti, la fama dell’istituto crebbe continuamente anche per la possibilità dei diplomati di potersi forgiare del titolo dell’istituito scolastico più importante nel mondo del settore.

Non crearono eccessive difficoltà le modifiche ministeriali che lo trasformarono da istituto atipico a istituto professionale rigidamente inquadrato nel sistema scolastico malgrado le diminuzione di ore di insegnamento tecnico e specifico per dar spazio a materie per molti inutili in quanto laureati nei loro paesi, così come il dover affrontare un esame di maturità professionale al termine degli studi . Si poteva ben superare queste carenze e stranezze grazie al fatto che la città offre tutta una serie di opportunità che consentono agli studenti di “vivere la liuteria” sempre e ovunque e con la possibilità di continui confronti, verifiche, opportunità, nuove esperienze e conoscenze.

In questi ultimi anni è nato anche un corso universitario di restauro gestito in parte dalla facoltà di Musicologia, un corso universitario di acustica degli strumenti e un centro di ricerche e studi e laboratori scientifici liutari.

Concludo questo lungo intervento e mi scuserete con due elementi negativi che come Anlai abbiamo da tempo sottolineato : il primo il grave ingiustificato mancato ringraziamento della città di Cremona e dei cremonesi a chi 88 anni fa ha regalato i cimeli stradivariani che non ha ancora visto dedicata a lui una via, una piazza, una statua e mi riferisco al m° Fiorini nella speranza che questa lacuna si possa colmare ed il secondo le carenze nella certificazione della qualità della produzione liutaria il che consente ad alcuni furbetti di poter spacciare per propria una produzione seriale che è semplicemente aggiustata e personalizzata anche perché in Italia, a differenza di quanto accade in altre nazioni in cui per professare la professione di liutaio e/o di restauratore sono necessari esami anche severi, non esiste alcuna documentazione idonea richiesta per aprire bottega.

L’Anlai che ha anche sostenuto da tempo la opportunità di un Collegio peritale per la valutazione e la autenticità degli strumenti antichi ritiene anche che controlli sulla produzione sarebbero utili a salvaguardia della liuteria di qualità e dei liutai seri e coscienziosi e del nome di Cremona nel mondo

Da ultimo un solo cenno alla presenza in Italia “ da sempre “ di scuole liutarie. Ho parlato in questo mio intervento nell’ottocento della scuola piemontese e nel novecento di quella milanese che erano le più famose nel periodo di riferimento, ma nel nostro paese nel settecento ad esempio avevano grande notorietà e caratteristiche peculiari anche la scuola veneziana, quella toscana, quella napoletana, quella genovese, quella bolognese e esistevano liutai “ isolati” di validità in varie regioni italiane anche perché la storia geopolitica ha visto per tanto tempo il paese diviso in tanti staterelli autonomi o sotto l’influenza di nazioni diverse.

Cav prof Gualtiero Nicolini Presidente Anlai

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